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Mai Dire Gol


Ecco cosa scrivevano qualche anno fa Gino & Michele, due veri e propri 'guru' dell'umorismo italiano (gli autori di "Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano", per intenderci), a proposito della trasmissione della Gialappa's:


Venerdì 15 dicembre 1995
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Guai a chi ci tocca "Mai dire gol"
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GINO & MICHELE
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La prima puntata di Mai dire gol risale al 18 novembre 1990. Si trattava di una pillola, come viene definito, nel fantasioso linguaggio degli uomini della televisione, un programma della durata di pochi minuti. Un programmino insomma, che però non passò affatto inosservato. Si occupava di calcio, come è ovvio, delle idiozie del calcio, e era figlio, animato e abbastanza legittimo di Bar Sport, una trasmissione di Radio Popolare che la Gialappa's Band aveva condotto per anni, dal 1986, insieme con Sergio Ferrentino.La gialappa è una pianta rampicante diffusa soprattutto nelle regioni centroamericane (il suo nome deriva dalla città messicana di Jalapa) dai cui tuberi essiccati si ricava una potente polvere purgante. Giorgio Gherarducci, Carlo Taranto, Marco Santin, al momento di fondare ditta, scelsero il nome di quel lassativo naturale, un po' perché aveva fatto strage di calciatori ai mondiali messicani, un po' per autoironia sulle conseguenze che avrebbe potuto avere il loro ingresso nel mondo dello spettacolo. Da quel 18 novembre sono passati più di 5 anni e Mai dire gol, da pillola, si è fatta prima trasmissione, infine leggenda. Leggenda televisiva naturalmente, quindi con la elle minuscola, ma destinata a giocare un ruolo importante nelle vite, con la v minuscola, di molti di noi. A far crescere il programma hanno contribuito in tanti, oltre, si capisce, agli ideatori. Prima fra tutti Teo Teocoli che, con il suo Peo Pericoli, è stato il volto di Mai dire gol, quando la trasmissione si è trasformata, da officina di montaggi, in vero e proprio varietà. E poi Gene Gnocchi, primo partner di Teocoli nel 1992. E poi ancora Antonio Albanese e Aldo, Giovanni e Giacomo, fino ai recenti, ultimi acquisti, Bebo Storti e Francesco Paolantoni. Tutti hanno creato qualcosa, tutti hanno contribuito, coi loro personaggi, a rendere meno grigia la nostra settimana di telespettatori delusi. A tutti loro, noialtri, dobbiamo dunque un ringraziamento. Come lo dobbiamo, per onestà, a Italia 1 e alla Fininvest che hanno prima trovato uno spazio a Mai dire gol e poi, pur non appartenendo la trasmissione a quelle dei grandi numeri, lo hanno sempre difeso, consentendogli di arrivare fino all'attuale quarta edizione del lunedì. Magari la Rai avesse avuto lo stesso intuito e la stessa determinazione su proposte similari. Ma questo è un discorso che ci porterebbe lontani dall'avvenimento. E l'avvenimento è che, da un paio di settimane, sulla trasmissione dei Gialappa, si è scatenata una vera e propria bufera. Il pretesto lo ha offerto Teo Teocoli, che ha deciso di lasciare Mai dire gol dopo la sesta puntata. Teo era stanco. Stanco per il troppo lavoro e stanco per il troppo lungo rapporto con i Gialappa e ha preferito andarsene, piuttosto che far pagare alla trasmissione il prezzo del logorio e delle tensioni da convivenza forzata. Tutto sommato un bel gesto, che tuttavia non è stato affatto letto in questo senso dalla nostra stampa, ma, al contrario, è stato utilizzato come un piede di porco per tentare di scardinare meccanismi e ingranaggi del nostro prezioso giocattolino. Intendiamoci, non è che dietro ci sia un progetto, un complotto politico contro Gherarducci, Taranto e Santin. Cerchiamo di non farci ridere dietro. La verità è molto più semplice e si può ricondurre al virus scandalistico, questa perniciosa afflizione, sintomatica dell'irreversibile andropausa che sta impossessandosi dei giornali italiani. La malattia è micidiale perché si avvita su se stessa, giorno dopo giorno, e rischia di creare un gorgo nel quale tutti possono essere risucchiati. Ecco, allora, che si scava tra le cose non dette, ma lasciate capire; si forzano le esternazioni; si indaga sulle simpatie politiche; si dedicano paginate e paginate a figuranti di nessun peso; si riferisce agli uni quello che non han detto gli altri e gli altri quello che non han detto gli uni, per poi mettere tutti, gli uni contro gli altri, sul gigantesco ring degli incontri inventati. Tutto ciò ci lascerebbe sostanzialmente indifferenti, se non avvertissimo il rischio (pesante) di pagare, proprio noi spettatori, le conseguenze di questo polverone artificiale. Perché, se è vero che Mai dire gol ha dimostrato nelle ultime due puntate di aver assorbito senza catastrofi l'autoesclusione di Teocoli, è vero anche che è impossibile, per i superstiti, lavorare bene con una simile, quotidiana, pressione sulle spalle. Pressione che, tra l'altro, non solo non accenna a diminuire, ma anzi aumenta vorticosamente di intensità (di ieri sono le dimissioni nientemeno che di Mandi Mandi, domani saranno, magari, le accuse di molestie su Simona Ventura o di crudeltà prostatica su Gennaro e Luis). E allora è arrivato il momento di dire (un po' pomposamente, ce ne rendiamo conto) basta con tutte queste stronzate. Guai a chi ci tocca Mai dire gol, guai a chi lavora, anche inconsciamente, per la fine di questa trasmissione che è rimasta, con altre 4 o 5, la sola a non farci vergognare di tenere quell'antiestetico elettrodomestico davanti al divano. Questo non lo diciamo solo noi due, ma lo dicono quei tre e passa milioni di fanatici spettatori del programma dei Gialappa che sono pronti a fare sfracelli se si annunciasse il prepensionamento della trasmissione. Mai dire gol ha sopportato la scomparsa di personaggi immensi come Rubagotti, Epifanio, Alex Drastico, Pier Piero, Frengo e Stop, può superare tranquillamente la decisione di Caccamo, Vettorello e Pericoli di appendere le battute al chiodo. Ne siamo sicuri, perché, come si usa dire nel calcio, i giocatori passano, ma le squadre restano. E Mai dire gol ha tali tradizioni, risorse e fiuto nella scelta dei nuovi giocatori, che può tornare a vincere quando e come vuole (dando per scontato che lo voglia quanto lo vogliamo noi, cioè i suoi tifosi, porca di quella troia). [Gino & Michele]


Nonostante una a mio parere eccessiva magnanimità nei confronti di Teocoli, colto al tempo da un insopportabile divismo, appare chiaro come le parole dei due 'guru' siano state profetiche. Mai dire gol ha raggiunto, proprio a partire da quel momento di rottura, l'apice della sua comicità. Nel periodo immediatamente successivo con i citati Bebo Storti-Conte Uguccione e Francesco Paolantoni-Ruggero De Lollis, coordinati da un perfetto Claudio Lippi, tutt'altra cosa rispetto a Teocoli-Pericoli. Nelle stagioni seguenti con pezzi da novanta come Paolo Hendel, Daniele Luttazzi, Claudio Bisio (non a caso collaboratore di Rocco Tanica, degli Elio e le Storie Tese, che hanno spesso eseguito le sigle del programma). Tutti comici, questi, già più o meno noti, ma che hanno ottenuto la consacrazione definitiva grazie a quegli straordinari talent-scout che sono i Gialappa's. Il pubblico è cresciuto notevolmente nel tempo, e alcuni dei personaggi nati dalla fervida immaginazione degli autori rimarranno certamente nella memoria di fedelissimi e non per molti anni ancora. La trasmissione ha convinto a colpi di Auditel (causa principale dei mali della tv e della stampa, di cui si parla intelligentemente nell'articolo) la Fininvest -ora Mediaset- a riservarle anno dopo anno uno spazio fisso.

Mai dire gol 2000

Pareva proprio che questa stagione calcistica dovesse andarsene tristemente senza il contributo dei Gialappa's, che dopo aver passato l'estate a girare il film 'Tutti gli uomini del deficiente' sembravano intenzionati a prendersi una vacanza. E invece lunedì 6 marzo, 22.30, come per magilla, ecco la prima puntata di Mai dire gol 2000. A condurla, quella donnina meravigliosa che è Ellen Hidding, affiancata da Alessia Marcuzzi. Insieme a loro Gioele Dix, Luciana Littizzetto, il trio Crozza-Dighero-De Luigi (con quest'ultimo, secondo me, una spanna sopra agli altri), la bravissima Paola Cortellesi e gli storici Gennaro e Luìs. Tema ricorrente di questa edizione, terminata insieme al campionato, è stata l'ironia sulla cattiva televisione (e di buona ne rimane sempre meno, che tristezza). Ad esempio, spassosissimi i promo di Walter Fontana (geniale co-autore della trasmissione) di 'Supervero Tv', l'equivalente del terribilmente commerciale Real Tv.
Nel 2000 inoltre, da fine gennaio a metà giugno è andato in onda tutti i giorni, dal lunedì al venerdì alle 14.30, Mai dire Maik, pseudoquiz che ha permesso di rivedere gustosi spezzoni tratti dai fantastici 10 anni precedenti di Mai dire gol e Mai dire tv. Formazione: Hidding, Crozza, Dighero, De Luigi, con incursioni occasionali degli altri comici.
E infine ci siamo potuti gustare le ormai consuete radiocronache dei campionati europei in Rai dire Gol, trasmesso da Radio 2.

Mai dire gol 2001

Anche il campionato di calcio 2000/2001 è stato a lungo orfano del suo programma più divertente (e a dire il vero negli anni il legame tra Mai dire gol e il calcio si è fatto sempre più sottile, fino a scomparire quasi del tutto). Negli ultimi mesi del 2000 infatti, invece che a Mdg i Gialappas si sono dedicati a Mai dire Grande Fratello (dimostrando ancora una volta di saper trasformare il piombo in oro... ma è meglio che non esprima il mio parere sul Gf , perchè rischierei di offendere troppe persone...)
Solo alla fine di gennaio abbiamo visto la prima puntata di Mai dire gol 2001, che si è concluso non molto tempo dopo, domenica 25 febbraio, con una puntata speciale a cui hanno partecipato anche Aldo, Giovanni e Giacomo. Presentatori di quest'ultima breve edizione, Fabio De Luigi e Manuela Arcuri. Tra i comici volti vecchi e nuovi: Paolo Hendel, Paola Cortellesi, Crozza e Dighero, Gioele Dix, Luca e Paolo. In più i preziosi ospiti fissi Elio e le Storie Tese .
I fasti degli anni del dopo-Teocoli sono solo un ricordo, ma anche quest'edizione ha regalato alcuni personaggi notevoli, come Cosmi, allenatore del Perugia, ricostruito alla perfezione da Crozza, o Dighero in un improbabile record-man alla 'Scommettiamo che', oltre ai divertentissimi trasformismi della Cortellesi.
La domanda è, come tutti gli anni: ci sarà una nuova edizione? Non si hanno certezze, ma uno degli ultimi dialoghi della Gialappa's nella puntata conclusiva lascia ben sperare:
Carlo: "Salutiamo le Letterine e le Letterone"
Marco: "Non c'erano anche le Letterelle da salutare?"
Giorgio: "No, ma il prossimo anno avremo le Letteracce"




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